«Pierrot lunaire», basta la parola. E’ l’opera più famosa, più amata ed eseguita di Schönberg, modello formale dello Sprechgesang ma soprattutto manifesto dell’espressionismo musicale, vera e propria traduzione in note dell’omonima corrente pittorica. Ma il «Pierrot lunaire» in cartellone stasera al Dal Verme incuriosisce e attira gli amanti del repertorio novecentesco perché viene presentato in una versione scenica che porta una firma prestigiosa e fascinosa, quella di Sylvano Bussotti. Figura eclettica di poeta, attore e soprattutto musicista, allievo di Dallapiccola, sodale di Cathy Berberian, Boulez e John Cage, compositore richiesto dai maggiori teatri il settantenne fiorentino ha curato anche scene e costumi, guidando nella loro realizzazione le giovani maestranze dell’ Accademia della Scala. Sul podio sale il nipponico Yoichi Sugiyama, mentre la parte vocale è affidata a Valentina Valente, interprete giovane ma già esperta e di riferimento a livello internazionale per il Novecento storico, e quella strumentale all’altrettanto giovane e altrettanto affermato «Mdi Ensemble», cui Bussotti dedica una sua opera eseguita stasera in prima assoluta, «Arlequin poupì».