Teatro Massimo di Palermo
Alban Berg
Stefan Anton Reck
Mario Martone
Sergio Tramonti
Guido Crepax
Pasquale Mari
Orchestra del Teatro Massimo
Valentina Valente, Lulu
Stephen Owen, Dr. Schön
Brigitte Pinter, Grafin Geshwitz
Martin Mühle, Alwa
Bruce Rankin, der Maler
Frank Blees, der Tierbändiger/ der Athlet
Adalbert Waller, Schigolch/ der Medizinalrat
Svetlana Sidorova, der Gymnasiast
About
Opera in tre atti e 9 scene da Erdgeist e Die Büchse der Pandora di Frank Wedekind
Versione in due atti originali. Il regista Mario Martone ha girato un film, previsto da Berg a metà del secondo atto, attenendosi scrupolosamente alle disposizioni dell’autore. Il cortometraggio, girato nel grande ventre del Teatro, secondo la commistione fra scena e schermo prevista dall’opera di Berg, racconta il processo all’ambigua eroina di Wedekind. Martone ha girato anche un secondo film, da proiettare sulla musica d’orchestra che sostituisce il terzo atto (quelle Variazioni e quell’Adagio confluiti nella cosiddetta Lulu Suite).
PALERMO – «Lulu è troppe cose assieme per essere definita. È più di un personaggio, è un archetipo di un essere umano. Allora penso che la mia Lulu sarà qualcosa che lo spettatore sentirà risuonare dentro di sé seguendo la sua storia. Il tema di Lulu è l’ambiguità e quindi bisogna evitare di darle una forma predefinita in modo assoluto. Per un regista come me è una bellissima suggestione. L’opera prevede il film a metà del secondo atto ma ce ne sarà un altro nel finale: abbiamo scelto la versione in due atti, nella quale la parte finale viene normalmente sintetizzata con alcune scene che io ho preferito far raccontare alle immagini. Ho girato all’interno del teatro: il Massimo è una città, il sottopalco e la cupola sono luoghi estremamente affascinanti. Anche la scenografia di Sergio Tramonti è fatta in modo che si possano vedere i muri del palcoscenico mentre i film metteranno in contatto con gli altri ambienti del teatro. Diciamo che il teatro Massimo stesso è la grande scenografia di Lulu. Quando si parla di Lulu il nostro immaginario è fatalmente orientato verso il film di Pabst, verso la ragazza coi capelli a caschetto e quindi verso la Valentina di Crepax. Invece per quest’opera dobbiamo pensare a qualcosa di diverso e con Crepax siamo stati molto attenti a non riproporre il cliché di Valentina. Per i costumi ha lavorato scavando dentro le suggestioni del testo, dimostrandosi un artista aperto al confronto. Credo che lo spettatore di questa Lulu vivrà un’esperienza appassionante. Assisterà a un racconto molto vivo e concitato, e alla fine scoprirà un’opera tutt’altro che cerebrale».
Mario Martone